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Sport e Riequilibrio Posturale

 

 

In genere si crede che gli atleti, avendo sviluppato una potente e/o elastica struttura muscolare, siano più protetti dai traumi indiretti a carico del loro corpo. Questa idea nasce dalla convinzione che, di per sé, l’attività sportiva sia salutare per l’organismo. Eppure i giornali ci informano di atleti che si procurano danni fisici anche seri incontrando una zolla d’erba, durante il riscaldamento, ecc.

 

In realtà la gente non sa che le patologie che interessano le articolazioni e la colonna vertebrale sono più precoci negli sportivi. Tale affermazione può meravigliare, ma bisogna tenere presente che ossa, articolazioni, legamenti e muscoli degli atleti sono spesso portati ai limiti delle loro possibilità fisiche. Per tale motivo, vengono sottoposti a preparazioni particolari e personalizzate ma, a quanto pare, spesso con scarsi risultati in quanto tali preparazioni non sono generalmente calibrate sulla struttura complessiva del soggetto, ma solo su determinate caratteristiche generali come ad esempio la tipologia muscolare dell’atleta.

Ciò che è evidente è, pertanto, la frequenza di infortuni da traumi indiretti che si verificano in tutti gli sport. 

Da quanto detto parrebbe più “sano” starsene a casa in pantofole piuttosto che rischiare le proprie articolazioni, i muscoli, ecc.. su di una pista di atletica, su di un campo di calcio, sui campi del golf, ecc., ma, per fortuna non è così, purché si tenga presente che chi pratica un’attività sportiva deve necessariamente possedere non solo un buon tono muscolare ma anche un buon equilibrio posturale.

Nell’immagine qui a lato è possibile osservare che la relazione esistente tra il cingolo scapolare e il cingolo pelvico, indicate con 1 e 2, è perfettamente simmetrica. Gli arti inferiori appaiono anch’essi simmetrici e di pari lunghezza e il capo appare posto al centro e allineato al resto del corpo. Questa è una struttura definita simmetrica e, quindi, in equilibrio posturale. 

In quest’altra immagine i rapporti sono ben diversi, infatti i cingoli scapolare e pelvico sono ruotati (basculati) e la parte interposta ha subito una deviazione. Di conseguenza al basculamento dei due cingoli si ha una asimmetria degli arti e si può osservare la presenza della “gamba corta”, infine il capo appare deviato e ruotato, quindi non più in equilibrio sul rachide cervicale.
Questa condizione si osserva nelle scoliosi e chiaramente peggiora nel tempo, infatti essa comporta non solo un’alterazione nel rapporto delle ossa e delle articolazioni ma anche della struttura muscolare e legamentosa.
Se prendiamo ad esempio il bacino, è possibile osservare che la sua rotazione, portando con sé l’arto inferiore sinistro, costringe un muscolo chiamato ileopsoas a modificare il suo assetto. Questo muscolo, nasce dalle cinque vertebre lombari e si inserisce sul collo del femore dell’arto inferiore, in condizioni di normalità esso agisce in accordo con il muscolo fratello dell’altro lato, ma quando si verifica una condizione simile, uno dei due incomincerà ad esercitare una tensione sulle vertebre lombari e sul collo del femore mentre l’altro diventerà perennemente debole; vedremo che ciò sarà causa di danni. Lo stesso può accadere a carico di altri importanti muscoli posturali come i quadricipiti femorali delle cosce o gli sternocleidomastoidei del collo, ecc..
Questa è una condizione comune, che si sviluppa a partire dai quattro anni di età causando in questo periodo scoliosi e, in età adulta, blocchi nel movimento e comparsa di patologie della colonna vertebrale, delle articolazioni, dei muscoli e dei legamenti.
Tale condizione non può essere bilanciata da nessuna preparazione atletica o ginnastica posturale, perché è necessario eliminare le cause che l’ hanno provocata.
Immaginiamo ad esempio che un golfista si prepari ad un lancio: egli poggerà bene i piedi per terra ancorandosi al suolo, si bilancerà, si concentrerà e, quindi, con un movimento di torsione sulle anche e sul rachide, atto a coordinare il movimento delle braccia, eseguirà il suo lancio. In molti casi, pur essendo stata eseguita alla perfezione la tecnica del lancio, il colpo non sarà un granché o, come accade di frequente, la buca sarà stata mancata per poco; come mai?
In altri casi, nell’eseguire il lancio, l’atleta avvertirà una fitta alla schiena, al ginocchio, al collo, ecc. E’ l’età? I muscoli sono freddi?
Se si fa riferimento allo schema precedente tutto si spiega.
Infatti, se il corpo del giocatore è già di per sé in disarmonia posturale, ad esempio in torsione, egli potrà applicare solo una ulteriore ridotta torsione, reclutando muscoli che normalmente non partecipano a tale azione. Questo perché i muscoli coinvolti in tale movimento sono allo stesso tempo impegnati a sostenere il corpo, compensando l’alterazione posturale.
In tale condizione, per quanto possa essere buona la tecnica appresa, il movimento non può essere preciso, né lo sarà il risultato della prestazione atletica. Inoltre se lo sforzo esercitato appare essere eccessivo o prolungato, si possono determinare danni a livello dei punti di inserzione delle strutture muscolari.
Nel caso ciò avvenga a livello lombare, si possono manifestare dolori secondari a spasmo a carico di diversi muscoli, simulanti una lombalgia, o, in casi più gravi, può verificarsi un vero e proprio danno a carico di un segmento vertebrale con comparsa di un’ernia discale. Il danno può, inoltre, interessare anche le articolazioni portanti (caviglie, ginocchia, ecc.) e ciò può essere dovuto, ad esempio, ad una debolezza del muscolo quadricipite il cui tendine non sostiene più l’articolazione del ginocchio, causando infiammazioni e -se non individuata rapidamente nel tempo- artrosi a carico dello stesso ginocchio. Ancora, a livello del collo, un indebolimento dello sternocleidomastoideo comporterà uno spostamento della testa, con scomparsa della curva del rachide cervicale e compressione a carico di diversi segmenti vertebrali da cui possono avere origine patologie come torcicollo, cervicalgie, cefalee, ecc..
È possibile neutralizzare questo meccanismo patologico? La risposta è affermativa purché si identifichino i meccanismi causali che hanno determinato la deviazione dei cingoli. L’individuazione e la neutralizzazione di tale meccanismo, come descritto nel primo articolo, consente il recupero dell’equilibrio muscolare e legamentoso e la scomparsa o notevole riduzione delle tensioni a carico delle articolazioni con il pieno recupero nell’elasticità del movimento, della coordinazione motoria e dell’assetto posturale. Nel terzo articolo si illustreranno dettagliatamente i metodi per il recupero dell’equilibrio posturale.
Una volta recuperato l’equilibrio posturale si potrà tentare di fare buca in un colpo solo o fare la fine di Mr. Bean.

 

Serio/Mennella

 

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